Frieren: Beyond Journey’s End

È difficile per un manga di nuova generazione riuscire a ritagliarsi uno spazio nel panorama attuale, che è figlio di tantissimi capisaldi risalenti ormai a quasi trent'anni fa. Eppure Frieren, senza pretesa alcuna, riesce a tracciare attorno a sé un contorno ben declinato che lo porta a svettare in mezzo a tutti i suoi contemporanei. Per dirla in termini molto schietti, siamo davanti un manga dai livelli molto alti, che non ha tratti distintivi particolari, ma che al contrario richiama a sé tutti gli elementi classici del genere fantasy: elfi, maghi, guerrieri, demoni, draghi, nani e creature di ogni genere popolano quello che viene comunemente chiamato Il Continente. Gli ambienti e i personaggi emanano un'aura altrettanto fantasy, con capelli colorati di ogni sorta e vestiti di ogni assortimento. A livello visivo non faticherei a definirlo una versione colorata e fanciullesca dell'universo tolkeniano, con una evidente ispirazione al medioevo tedesco sia nella costruzione delle città sia nella lingua utilizzata. Tutto ciò farebbe apparire Frieren come un manga estremamente classico, eppure questo shonen ribalta completamente le carte in tavola proponendo un approccio curioso: l'avventura è fondamentalmente già terminata e il villain principale è già stato sconfitto; la narrazione decide quindi di portarci aldilà dell'avventura, proponendo più un viaggio introspettivo per i personaggi in gioco, anziché uno il cui fine è salvare il mondo. Mondo che a sua volta si è ormai proiettato aldilà della fine dell'avventura, e che dunque permette di narrare le vicende di Frieren e del suo party seguendo un duplice filone narrativo, quello presente e quello passato, che sono utili anche a rimarcare le differenze fra la Frieren di prima e quella di ora. La tematica portante del manga è appunto il viaggio, come si evince anche dai molti capitoli fini a sé stessi, ma attraverso alcuni personaggi entrano a gamba tesa tematiche come il talento, il peso dell'immortalità, la fugacità della vita, l'amore, il rimpianto e le emozioni. Quest'ultime sono un altro dei temi cardine dell'opera, e vengono trattate principalmente dal punto di vista di demoni ed elfi, creature che sono state caratterizzate con una sensibilità completamente diversa rispetto a quella dei personaggi umani. L'apice di questa tematica, e di tutto il manga, a mio avviso, è l'arco di El Dorado. Fino adesso i personaggi di Denken, Gluck, Solitar e Macht, con la loro ricerca della comprensione reciproca tra razze diverse, sono i personaggi più riusciti dell'opera e sempre nello stesso arco narrativo abbiamo i migliori combatitmenti del manga. A scene di vita quotidiana si alternano anche combattimenti intensi e bilanciati, e un plauso va fatto alla cura con cui è stato costruito il sistema magico: viene posto l'accento sul concetto di visualizzazione, sulla ricerca della magia antica e sullo sviluppo di arti magiche più contemporanee. Il mondo presenta infatti un sistema di ricerca e tecnologia magica che fa percepire come la stessa si sia evoluta nel tempo. Se a tutto questo aggiungiamo dei disegni puliti, strutturati, seppur a volte troppo sfumati a livello personale, otteniamo un prodotto sicuramente ben confezionato e cui vale sicuramente la pena dare una chance, indipendentemente dal fatto che incontri o meno il vostro gusto.